Dopo la strage di Monreale, in cui tre giovani hanno perso la vita e altri due sono rimasti feriti, le forze dell’ordine sono impegnate in una serrata caccia ai complici del diciannovenne Salvatore Calvaruso, già fermato con l’accusa di strage aggravata da futili motivi, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. Le indagini si concentrano sul ritrovamento delle armi utilizzate nella sparatoria, almeno due pistole semiautomatiche, e sul possibile coinvolgimento di un terzo individuo. Perquisizioni e identificazioni sono in corso nei quartieri Zen e Borgo Nuovo di Palermo, zone di residenza degli autori della strage, e a Monreale, dove si cerca di individuare il percorso di fuga e il luogo in cui le armi potrebbero essere state abbandonate.
Esami autoptici per ricostruire la dinamica
Fondamentali per la ricostruzione della dinamica della strage saranno gli esami autoptici sui corpi delle vittime, Massimo Pirozzo (25 anni), Andrea Miceli (25 anni) e Salvatore Turdo (23 anni). L’incarico per le autopsie, che si terranno presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico, è stato affidato dalla Procura di Palermo agli specialisti Stefania Zerbo, Tommaso D’Anna e Simona Pellerito. Gli esami serviranno a stabilire con precisione il numero di colpi che hanno raggiunto ciascun ragazzo e la traiettoria dei proiettili, elementi cruciali per chiarire le responsabilità dei singoli partecipanti alla sparatoria.
Il fermo di Salvatore Calvaruso e gli indizi a suo carico
Salvatore Calvaruso, diciannovenne residente nel quartiere Zen, è stato fermato poche ore dopo la strage. A suo carico ci sono diversi indizi: il ritrovamento dei suoi occhiali sulla scena del crimine, le immagini delle telecamere di videosorveglianza che lo riprendono durante la sparatoria, la testimonianza di un amico che gli aveva prestato lo scooter utilizzato per la fuga e le dichiarazioni spontanee rese dallo stesso Calvaruso, che in un primo momento ha confessato di aver sparato, salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio formale.
La lite e la pioggia di fuoco: ricostruzione della tragedia
La strage sarebbe scaturita da una lite per futili motivi, forse un tentativo di furto di motorino o un rimprovero sul modo di guidare. Durante la colluttazione, il gruppo di palermitani ha estratto le armi da fuoco, esplodendo oltre venti colpi ad altezza d’uomo e seminando il panico tra la folla. Tre giovani sono stati uccisi, mentre altri due, un sedicenne e Nicolò Cangemi di 33 anni (quest’ultimo rimasto ferito a una gamba mentre tentava di disarmare uno dei pistoleri), sono rimasti feriti. La Procura ha sottolineato la casualità del numero delle vittime, evidenziando come la sparatoria indiscriminata avrebbe potuto causare una vera e propria carneficina.