Trova testa di topo negli spinaci surgelati, ritirato il prodotto anche in Sicilia
Scoperta una testa di topo in spinaci surgelati a Pordenone. Indagini in corso per identificare il prodotto contaminato

Sconcertante scoperta in provincia di Pordenone, dove una donna, Maria Grazia Ragusa, ha rinvenuto una testa di topo all’interno di una confezione di verdure surgelate che stava cucinando. Il prodotto è stato ritirato ovunque e quindi anche in Sicilia.
L’episodio, avvenuto domenica 16 febbraio, ha innescato una serie di provvedimenti precauzionali, ma l’impossibilità di identificare con certezza il prodotto contaminato complica le indagini.
La signora Ragusa ha raccontato di aver versato il contenuto di due confezioni surgelate, una di spinaci e l’altra di broccoli, di marche diverse, in una pentola d’acqua bollente quando ha fatto la macabra scoperta. Purtroppo, a distanza di giorni, non riesce a ricordare con precisione quale delle due confezioni contenesse il roditore. Questa incertezza rende difficile risalire al lotto contaminato e al produttore responsabile.
Nonostante la mancanza di informazioni precise sul prodotto incriminato, la catena di supermercati coinvolta, il cui nome non è stato divulgato, ha prontamente ritirato dagli scaffali di tutti i punti vendita in Italia sia gli spinaci che i broccoli surgelati. Un’azione precauzionale intrapresa a proprie spese per tutelare la salute dei consumatori.
L’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale (Asfo) ha avviato le indagini del caso, coordinate dal direttore del Dipartimento di Prevenzione Lucio Bomben. La difficoltà principale risiede proprio nell’incertezza sulla provenienza del topo. Questa mancanza di informazioni impedisce, al momento, di attivare l’allerta nazionale, procedura che scatterebbe solo in caso di identificazione certa del prodotto contaminato. L’allerta nazionale comporterebbe misure più drastiche, come l’obbligo di fornire la lista dei supermercati in cui è presente il prodotto a rischio e l’affissione di cartelli informativi per i clienti.
Nel frattempo, la Procura di Pordenone sta valutando l’apertura di un’indagine, basandosi sulla relazione fornita dall’Asfo, e l’azienda produttrice rischia una sanzione. La signora Ragusa ha espresso la sua piena disponibilità a collaborare con le autorità sanitarie per risolvere il mistero e identificare il prodotto contaminato.