In un processo durato ben sette anni, un militare di 37 anni di Misilmeri era stato assolto dalle accuse di maltrattamenti e lesioni mosse dalla sua ex moglie. La sentenza, emessa dal tribunale di Termini Imerese, ha messo fine a un calvario che aveva costretto l’uomo a rinunciare alla sua carriera nell’Esercito dopo 10 anni di onorato servizio. Ora per l’uomo si riaprono le porte dell’esercito.
Con una sentenza del Tar del Lazio, i giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’uomo, militare dell’Esercito Italiano, annullando il giudizio di non idoneità emesso nei suoi confronti dal Ministero della Difesa. Il militare, che vanta una lunga carriera nelle forze armate, era stato escluso dagli organici a seguito di un procedimento penale, con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della ex moglie, conclusosi poi con una piena assoluzione.
La vicenda processuale del militare
L’uomo aveva prestato servizio per diversi anni nell’Esercito Italiano, dapprima come volontario e successivamente vincendo un concorso per volontario in servizio permanente. A causa di una denuncia sporta nei suoi confronti dall’ex moglie, era stato coinvolto in un procedimento penale protrattosi per 7 anni anni. Nonostante avesse vinto il concorso per l’immissione in servizio permanente, era stato escluso dallo stesso e posto in congedo illimitato in attesa degli esiti processuali.
Il Tribunale di Termini Imerese lo ha assolto con formula piena da tutte le accuse perché “il fatto non sussiste”. Una volta ottenuta l’assoluzione definitiva, il militare ha quindi presentato domanda di riammissione in servizio.
La visita medica e il giudizio di inidoneità
Sottoposto a visita di idoneità psicofisica presso il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito, però gli è stato contestato un giudizio di non idoneità, in particolare per la presenza di ipoacusia bilaterale. Oltre a questa imperfezione, nel verbale venivano indicati anche la presenza di alcuni tatuaggi e cicatrici, nonché carie dentali. Tali ulteriori annotazioni non sarebbero state però determinati ai fini del giudizio di in idoneità. Ritenendo ingiusto e infondato il verdetto di inidoneità, il militare ha quindi presentato ricorso al TAR del Lazio per ottenere l’annullamento del provvedimento impugnato.
I motivi del ricorso
Nel ricorso l’interessato, difeso dal legale Michela Scafetta, ha dedotto diversi vizi di legittimità, tra cui: eccesso di potere per incongruità ed erronea valutazione dei fatti; carenza di istruttoria ed errore di accertamento; disparità di trattamento; contraddittorietà ed illogicità del giudizio. A sostegno delle proprie tesi, ha depositato certificati medici attestanti una capacità uditiva rientrante nei limiti della norma. Ha inoltre sostenuto che, trattandosi di militare già in servizio da molti anni, il giudizio di idoneità avrebbe dovuto tenere conto della sua esperienza professionale acquisita.
La decisione del TAR e le motivazioni addotte
Il TAR del Lazio, dopo aver disposto una verificazione sanitaria affidata ad un collegio medico terzo, ha accolto il ricorso presentato dal militare, accompagnato dal medico legale dott. Carlo Maria Oddo, annullando il giudizio di non idoneità e ordinando all’Amministrazione un riesame motivato del caso.
Nella sentenza i giudici amministrativi hanno rilevato che, trattandosi di un militare già in servizio da tempo, i requisiti di idoneità psicofisica vanno valutati in modo più elastico, tenendo conto delle condizioni concrete e delle possibilità di impiego effettivo.
Inoltre, hanno richiamato una specifica disposizione ministeriale secondo cui per il personale militare già in servizio gli accertamenti sanitari costituiscono solo un parametro di orientamento, dovendosi comunque considerare il grado, l’età e l’esperienza del soggetto.
Per tali motivi il TAR ha accolto il ricorso, ritenendo illegittimo il rigetto aprioristico opposto dall’Amministrazione, e ha disposto un riesame della situazione sanitaria del ricorrente che tenga nel dovuto conto i rilievi espressi nella sentenza