Corruzione e truffa al Policlinico di Messina, arrestato il primario Stagno D’Alcontres: 31 indagati

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Un vero e proprio terremoto giudiziario ha investito il Policlinico Universitario “G. Martino” di Messina. I Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Francesco Stagno D’Alcontres, ex primario dell’Unità di Chirurgia Plastica. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Antonio Amato, un presunto sistema di corruzione, concussione e truffe ai danni dello Stato.

Oltre all’arresto del noto professionista, sono scattate misure interdittive per due sue collaboratrici — una dirigente medico e un’ostetrica — sospese dall’esercizio della professione per 12 mesi. Le forze dell’ordine hanno inoltre proceduto al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 60mila euro.
Il “sistema” delle sponsorizzazioni
Le indagini, condotte tra maggio 2024 e gennaio 2025 attraverso intercettazioni ambientali e telematiche, avrebbero portato alla luce un meccanismo illecito legato alle forniture ospedaliere. Secondo l’accusa, l’ex primario avrebbe sfruttato il suo ruolo di pubblico ufficiale per fare pressione sulle aziende farmaceutiche. Il do ut des era chiaro: il rinnovo degli appalti per i prodotti medicali sarebbe stato condizionato all’erogazione di contributi economici sotto forma di “sponsorizzazioni” per un congresso scientifico di cui D’Alcontres era responsabile.
Dalle carte dell’inchiesta emerge che le aziende, pur di non perdere le commesse con il Policlinico, avrebbero versato somme ingenti per coprire i costi di cene sociali, pernottamenti e iscrizioni all’evento, tenutosi in una nota località turistica. La documentazione contabile analizzata dagli inquirenti stima in oltre 700mila euro il flusso di denaro raccolto attraverso questo canale.
Assenteismo e truffa: i “furbetti” del badge
Non solo corruzione. A pesare sul quadro accusatorio c’è anche la truffa aggravata.

D’Alcontres è accusato di aver manomesso i sistemi di rilevamento presenze per risultare in servizio mentre, in realtà, si trovava altrove a svolgere attività privata. Per questo motivo sono stati sequestrati al medico oltre 48mila euro, considerati profitto del reato.
Analoga accusa per la sua stretta collaboratrice, dirigente medico, indagata per aver violato il vincolo di esclusività con l’azienda sanitaria: pur risultando dipendente pubblica, avrebbe lavorato in studi privati, talvolta proprio con il primario. A lei sono stati sequestrati circa 9.700 euro.

Coinvolta anche un’ostetrica che, secondo l’accusa, avrebbe esercitato abusivamente le funzioni di infermiera di sala operatoria in cliniche private senza averne i titoli.

Il Gip ha disposto i domiciliari per l’ex primario al fine di recidere i contatti con la rete relazionale che avrebbe permesso il perpetrarsi dei reati e per evitare l’inquinamento probatorio.

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