Il giorno dopo la tragedia che ha spezzato la vita di un ragazzo di 21 anni nel cuore di Palermo, un coro unanime di dolore, rabbia e sdegno si leva dal mondo delle associazioni di categoria e dei sindacati. Un appello compatto che chiede una svolta immediata sulla sicurezza, perché “Palermo si è ferita di nuovo” e non può più assistere in silenzio a questa deriva.
A farsi portavoce dello sgomento è **Rosa Di Stefano, presidente di Federalberghi Palermo**, che esprime un dolore profondo: “Sono addolorata, come donna, come madre e come cittadina. Oggi prevale solo il dolore, e la rabbia di chi non vuole più assistere in silenzio”. Di Stefano ricorda come solo pochi giorni fa avesse incontrato prefetto e sindaco proprio per affrontare il tema sicurezza, definendola “la base su cui poggia tutto, il turismo, il lavoro, la vita quotidiana”. L’appello è per un piano di presidio forte e visibile, perché, conclude amaramente, “Palermo merita notti di bellezza, non di sangue. Merita giovani che sognano, non che muoiono”.
Sulla stessa linea interviene **Federica Badami, segretaria generale della Cisl Palermo Trapani**, che parla di “ennesima vittima della violenza di strada” e di una città che appare “allo sbando”. La sua analisi è un atto d’accusa collettivo: “Il fallimento è di tutti se le giovani generazioni pensano che armarsi di odio e violenza sia il modo di vivere la città”. La segretaria della Cisl pone una domanda inquietante: “L’accesso alle armi a Palermo, anche ai giovani, è diventato così semplice?”. La richiesta è duplice: una strategia di prevenzione nelle scuole e, nell’immediato, misure concrete contro la malamovida. “Lo Stato deve far sentire la sua voce”, chiosa Badami.
Un grido di dolore arriva anche dalla **Uil Sicilia, per voce della segretaria generale Luisella Lionti**, che definisce “inaccettabile che chi si impegna per la pace e la convivenza civile venga colpito con tale violenza”. La Uil chiede con urgenza a istituzioni e forze dell’ordine di “intensificare la loro presenza e azione sul territorio”, esprimendo vicinanza alla famiglia del giovane e a tutti coloro che lottano per una Palermo più giusta.
Da Federalberghi ai sindacati, emerge un fronte comune: il dolore deve trasformarsi in “coscienza collettiva” e la paura dei cittadini deve ricevere una risposta forte, prima che l’immagine di una città bellissima venga irrimediabilmente compromessa.