Un sorriso beffardo, esibito in videochiamata direttamente dal carcere, con un rosario al collo che stride con l’orrore di cui è accusato. È l’immagine di Salvatore Calvaruso, uno dei giovani arrestati per la strage di Monreale, a scatenare una nuova ondata di rabbia e dolore. A postarla sui social è un amico, che non usa mezzi termini per esaltarlo: prima un messaggio di devozione fraterna, “Ti amo sangu mio, per sempre”, poi una frase che suona come una provocazione alle famiglie delle vittime: “Ci tolgono la libertà ma mai il sorriso”.
Lo screenshot è diventato virale in poche ore, incendiando il dibattito pubblico e raccogliendo commenti carichi di sdegno. “Il carcere non è un hotel”, scrive un utente, “nessuna comodità, nessuna videochiamata per chi uccide. Devono pagare fino in fondo”. Una polemica che esplode mentre l’inchiesta sul triplice omicidio del 27 aprile è tutt’altro che chiusa, anzi, si addentra in una fase cruciale e piena di zone d’ombra.
Quella notte, in via Benedetto D’Acquisto, la violenza cieca ha spezzato le vite di Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo. Per la Procura, il quadro è definito: Calvaruso e Mattias Conti, armati di una Beretta e una Glock, avrebbero fatto fuoco ad alzo zero contro un gruppo di coetanei, mentre Samuel Acquisto li attendeva in una Bmw nera per una fuga fulminea. Tutto sarebbe nato da una lite banale, forse uno sguardo di troppo, degenerata quando Calvaruso è stato colpito alla testa con un casco. Una scintilla che ha trasformato una strada di Monreale in un teatro di guerra. Le telecamere del Comune hanno tracciato i loro movimenti, dallo Zen fino a piazza Duomo, pochi istanti prima che si scatenasse l’inferno.