“Paghi 100 euro per un giorno in spiaggia”: così il mare in Sicilia diventa un lusso per ricchi

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Sicilia, vacanze a due facce: spiagge carissime da un lato, crisi del turismo dall’altro
Un’isola dai due volti, la Sicilia dell’estate 2025. Da una parte, il sogno di un bagno in acque cristalline che si trasforma in un lusso per pochi, con prezzi da capogiro. Dall’altra, il grido d’allarme degli operatori che denunciano una crisi profonda, con presenze in calo e un sistema sull’orlo del collasso.

Godersi il mare negli stabilimenti balneari siciliani è un’esperienza che lascia il segno, non solo per la bellezza dei luoghi, ma anche per il portafoglio. I listini prezzi sembrano ormai competere con quelli della Costa Azzurra o delle Maldive.

A Siracusa – lo dice Blogsicilia – , la tendenza è particolarmente evidente. La città, già segnalata dall’Unione Nazionale Consumatori come una delle più care d’Italia per il costo della vita, non fa sconti nemmeno in riva al mare. Nella zona sud della provincia, tra la suggestiva riserva di Vendicari e lidi alla moda, una postazione per la giornata può costare dai 35 euro per un’ottava fila fino a 45 o 60 euro per quelle più ambite. E la situazione è destinata a esplodere a Ferragosto, come racconta un bagnante: “Ci hanno già avvisato che per quel giorno il prezzo sarà di 100 euro”. Anche all’Arenella i costi non scherzano: 40 euro per la prima fila, mentre in altri stabilimenti si adotta la formula del voucher da 60 euro, di cui 30 da spendere in consumazioni.

Mentre sulla costa orientale i prezzi volano, in quella occidentale gli imprenditori lanciano l’allarme per un’altra ragione: la crisi sistemica del settore. CNA Trapani si è fatta portavoce del malcontento generale, descrivendo uno scenario ben diverso da quello ottimistico dipinto dal governo regionale.

“Mentre il Presidente Schifani parla di crescita, il riscontro reale che abbiamo dice il contrario”, dichiara Cristina Cianti, Presidente del Raggruppamento Turismo di CNA Trapani. “La crisi è sotto gli occhi di tutti: le disdette aumentano, i soggiorni si accorciano e la clientela italiana, da sempre asse portante, si riduce”. Aumentano, invece, i turisti “mordi e fuggi”, che non pernottano e lasciano un impatto economico marginale sul territorio.

Francesco Cicala, Segretario di CNA Trapani, rincara la dose: “Una stagione che doveva segnare la vera ripartenza si sta trasformando in una delusione, con segnali allarmanti di una crisi destinata a diventare strutturale”.

Le cause di questo flop, secondo l’associazione, sono problemi storici e mai risolti, inammissibili per una regione a vocazione turistica. Prima fra tutte, la rete dei trasporti. L’aeroporto di Trapani Birgi programma i voli in “colpevole ritardo”, escludendo di fatto il territorio dai canali di vendita internazionali che pianificano con mesi di anticipo.

A questo si aggiunge un’infrastruttura viaria al collasso, con strade disseminate di cantieri, gallerie chiuse da anni e collegamenti ferroviari tra le principali mete turistiche semplicemente inesistenti. A completare il quadro ci sono la crisi idrica, che mette in ginocchio l’intera filiera dell’accoglienza, e il dramma estivo degli incendi, che divorano ettari di patrimonio paesaggistico.

“Il fascino naturale della Sicilia non basta più”, concludono i vertici di CNA Trapani. Per questo, l’organizzazione ha annunciato per fine stagione gli Stati Generali del Turismo della Sicilia Occidentale: non una vetrina, ma un tavolo di lavoro per pianificare un futuro sostenibile e competitivo.

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Gaetano Ferraro

Giornalista pubblicista, direttore responsabile di DirettaSicilia.it e Monrealelive.it. Collaboratore di varie testate, tra cui BlogSicilia.it, SiciliaFan.it e donnaclick.it

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