Le indagini sulla strage di Monreale, avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 aprile, si concentrano sull’identificazione di altri individui coinvolti nella sparatoria che ha causato la morte di tre giovani e il ferimento di altri due. I testimoni hanno fornito descrizioni dettagliate dei sospettati, consentendo agli inquirenti di ricostruire un identikit parziale. Un elemento chiave nelle indagini riguarda un gruppo di giovani palermitani, già noti alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza e risse. La loro presenza a Monreale non era insolita, come confermato da alcuni testimoni che li avevano visti in piazza anche nelle sere precedenti alla tragedia.
La dinamica della sparatoria
Secondo la ricostruzione del Gip Ivana Vassallo, la sparatoria è stata il tragico epilogo di una rissa scoppiata in via Benedetto D’Acquisto. Sembra che un giovane palermitano, a bordo di uno scooter Liberty bianco 125, abbia effettuato una manovra pericolosa, sfrecciando tra la folla e rischiando di investire alcuni ragazzi del posto. Questo gesto avrebbe innescato una violenta reazione da parte di Salvatore Turdo e Andrea Miceli, due delle vittime, che hanno affrontato il conducente dello scooter. La situazione è rapidamente degenerata in una rissa, a cui si sono uniti altri giovani palermitani. Durante la colluttazione, almeno due individui del gruppo palermitano hanno estratto delle pistole e aperto il fuoco sulla folla, esplodendo oltre 20 colpi.
Il ruolo del secondo sospettato
Oltre a Salvatore Calvaruso, 19 anni, già in stato di fermo con l’accusa di strage, le indagini si concentrano su un secondo sospettato, descritto come un uomo alto circa un metro e 90, con barba folta nera. Secondo le testimonianze, quest’individuo si trovava a bordo di una moto BMW GS nera vecchio modello, insieme a un altro giovane di bassa statura e corporatura magra. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto il passeggero della moto sparare diversi colpi in aria, mentre altri hanno affermato di aver udito colpi provenire da più direzioni, suggerendo la presenza di almeno due armi da fuoco. Un dettaglio agghiacciante emerge dalle dichiarazioni di un testimone, che avrebbe sentito il conducente della BMW incitare il passeggero a sparare sulla folla, anziché in aria. Questo elemento rafforza l’ipotesi che la sparatoria non sia stata un atto impulsivo, ma un’azione premeditata. Le indagini proseguono a ritmo serrato per identificare il secondo sospettato e ricostruire con precisione la dinamica dei fatti. Gli inquirenti stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza e raccogliendo ulteriori testimonianze per fare luce su questa tragica vicenda.