Il superboss Giovanni Motisi morto in Colombia? Indagini sulla fine del Pacchiuni
Indiscrezioni sulla morte del boss mafioso Giovanni Motisi in Colombia. Indaga l’ambasciata italiana

L’Ambasciata italiana a Bogotà sta conducendo verifiche sulla possibile morte in Colombia del latitante Giovanni Motisi, figura di spicco di Cosa Nostra. Le indagini si presentano complesse, poiché si ipotizza che Motisi possa essere stato ricoverato in ospedale sotto falso nome.
Il profilo del latitante
Motisi, soprannominato “‘u pacchiuni” (il ciccione), 66 anni, originario di Palermo, è ricercato dal 1998 per omicidio, dal 2001 per associazione mafiosa e dal 2002 per strage. Dal 1999 la sua latitanza si estende a livello internazionale, con l’ergastolo pendente sulla sua testa. Considerato il killer di fiducia di Totò Riina, un collaboratore di giustizia lo ha collocato tra i presenti alla riunione in cui si discusse per la prima volta dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Le ipotesi sulla latitanza di Motisi
Fino a qualche anno fa,si credeva che Motisi si nascondesse in Francia. Le dichiarazioni di Angelo Casano, un tempo subalterno del boss, hanno rivelato che nel 2002 Motisi fu rimosso dalla reggenza del mandamento mafioso di Pagliarelli a causa della sua gestione “strana” e della sua costante irreperibilità. Casano riferì ai PM che Motisi accettò la destituzione, dedicandosi esclusivamente alla sua latitanza, rifugiandosi presumibilmente nella zona di Agrigento, territorio controllato all’epoca dal boss Giuseppe Falsone, poi arrestato in Francia nel 2010. Questo elemento, insieme ad altri, ha contribuito ad alimentare la pista francese.
Il nuovo identikit e le ricerche
Nell’aprile del 2022, per agevolare le ricerche, la polizia ha diffuso un nuovo identikit di Motisi, realizzato con la tecnica dell'”Age Progression”, un sistema di invecchiamento fisionomico progressivo basato sull’analisi dei tratti somatici dei familiari. Questo nuovo identikit, che ipotizza le possibili variazioni dei connotati del volto di Motisi, è stato elaborato dal Servizio di Polizia Scientifica a partire da immagini risalenti agli anni ’80 e ’90. L’obiettivo è quello di fornire un supporto agli investigatori e incoraggiare la collaborazione dei cittadini.
Gli ultimi avvistamenti e le nuove indagini
Nel 1999, durante una perquisizione nella villa di Motisi a Palermo, nel quartiere Uditore, venne alla luce una fitta corrispondenza tra il boss e la moglie Caterina Pecora, figlia di costruttori legati alla mafia. Bigliettini, vestiti e regali venivano recapitati tramite “postini” fidati. L’ultima apparizione certa di Motisi in Sicilia risale allo stesso anno, in occasione della festa di compleanno della figlia. Foto ritrovate anni dopo mostrano le pareti della stanza coperte da lenzuola bianche, probabilmente per celare il luogo dell’evento. Da allora, la scarsità di informazioni ha alimentato il sospetto, comune nei casi di lunga latitanza, che Motisi potesse essere morto. Tuttavia, le ricerche non sono mai state interrotte, fino alle recenti indiscrezioni sulla sua presunta morte in Colombia. Nel 2007, Gianni Nicchi, figura emergente di Cosa Nostra a Pagliarelli, cercò di contattare Motisi per contrastare l’ascesa dei fratelli Lo Piccolo. Nel 2016, Motisi è stato inserito nella lista dei criminali più ricercati d’Europa dall’Europol. Ora, le autorità italiane sono impegnate a verificare le nuove informazioni provenienti dalla Colombia, nella speranza di fare finalmente luce sulla sorte del latitante.