La Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato beni per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro a tre imprenditori attivi nel settore agricolo in provincia di Palermo. Il provvedimento ha riguardato un’azienda agricola sita nel comune di San Giuseppe Jato, composta da 15 immobili e un terreno di oltre 60 ettari.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’azienda sarebbe stata acquistata all’asta a un prezzo inferiore al suo effettivo valore di mercato, per poi essere rivenduta a una cifra notevolmente maggiorata. Parte dei profitti ricavati dall’operazione immobiliare sarebbe stata utilizzata per finanziare la lunga latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso gennaio dopo 30 anni di irreperibilità e deceduto in carcere a settembre.
Gli accertamenti condotti dalla DIA hanno permesso di ricostruire le dinamiche e le speculazioni che si celavano dietro la compravendita del complesso aziendale agricolo, una vera e propria operazione immobiliare orchestrata da Cosa Nostra per riciclare capitali illeciti.
I tre imprenditori colpiti dal provvedimento di confisca avrebbero sfruttato la vendita dell’azienda per destinare parte dei profitti al sostentamento di Messina Denaro durante gli ultimi anni di latitanza. Si tratta dell’ennesimo duro colpo inferto dalle autorità al sistema economico e imprenditoriale su cui da decenni si regge il potere della mafia trapanese.
La confisca dei beni si inserisce nella più ampia strategia di contrasto ai patrimoni illeciti accumulati dalle organizzazioni criminali, con lo scopo di privare la mafia delle enormi ricchezze accumulate grazie ad attività delittuose e di restituire alla collettività aziende e patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.