È morto a 81 anni nel carcere di Milano Opera Vincenzo Galatolo, storico boss mafioso condannato a 30 anni per la strage di Pizzolungo. Galatolo, capo del clan dell’Arenella a Palermo, era detenuto al 41bis. Pochi mesi fa la Cassazione aveva confermato la sua condanna per la strage in cui morirono Barbara Rizzo e i gemelli Salvatore e Giuseppe Asta, di 6 anni, il 2 aprile 1985. L’obiettivo dell’attentato dinamitardo era in realtà il magistrato Carlo Palermo.
Determinanti per la condanna di Galatolo sono state le dichiarazioni della figlia Giovanna, anche lei collaboratrice di giustizia, che ha raccontato della rabbia del padre quando in tv passò la notizia della morte dei bambini. “I bambini non si toccano” disse la moglie, venendo brutalmente aggredita dal marito.
Vicino al clan Madonia, Galatolo è stato membro della Cupola di Totò Riina e perno della criminalità mafiosa all’Arenella. Era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del generale Dalla Chiesa e poi a 30 anni per l’uccisione di Lia Pipitone, figlia ribelle del mafioso Antonino Galatolo. Una vita costellata di sangue, conclusasi in regime di 41bis.
Galatolo era malato terminale e aveva contratto una polmonite. I suoi legali ne avevano chiesto la scarcerazione per motivi di salute, ma l’istanza era stata rigettata. La salma verrà ora trasferita a Palermo per i funerali, dove la Questura impedirà probabilmente il rito pubblico per evitare che diventi un’occasione di aggregazione e commemorazione mafiosa.
Con la morte di Galatolo scompare uno degli ultimi padrini della vecchia mafia stragista. La sua figura è legata a doppio filo con alcune delle pagine più buie della storia siciliana, dalla strage di Pizzolungo ai delitti eccellenti di Dalla Chiesa e Borsellino. Il suo decesso segna la fine di un’era per Cosa Nostra.