Favara trattiene il fiato, sospesa tra l’angoscia e un filo sottilissimo di speranza. Al calar della sera, nel quinto giorno di ricerche senza tregua, è emerso un dettaglio straziante ma concreto: la giacca di Marianna Bello. Il ritrovamento è avvenuto intorno alle 18:30 in contrada EsaChimento, non lontano dal depuratore. Non ci sono dubbi, confermano i soccorritori: è l’indumento che la trentottenne indossava quella maledetta mattina di mercoledì, prima di essere inghiottita dalla furia dell’acqua.
La scoperta, se da un lato conferma il tragico percorso della donna, dall’altro fornisce una traccia preziosa per le squadre che da giorni operano senza sosta. Il buio che scende sulle campagne agrigentine non ferma la macchina dei soccorsi, che ha lavorato instancabilmente anche oggi.
Le campagne intorno a Favara sono un formicaio instancabile di uomini e mezzi. Vigili del fuoco, volontari della Protezione Civile e unità cinofile con i loro cani specializzati setacciano ogni zolla di terra, ogni anfratto, seguendo il percorso che l’acqua ha scavato con violenza. È uno sforzo corale, un’operazione immane per ritrovare Marianna, trascinata via dall’alluvione e finita nel collettore delle acque bianche.
Una presenza silenziosa ma costante è quella del sindaco, Antonio Palumbo, che dall’inizio di questa angosciante attesa non ha mai lasciato soli i soccorritori, seguendo ogni fase delle operazioni, notte e giorno.
Le ricerche si concentrano ora nel vallone che costeggia contrada Crocca, scendendo progressivamente verso valle, seguendo la stessa direttrice del giorno precedente. Altre squadre battono palmo a palmo contrada Chimento, mentre i gommoni dei vigili del fuoco scandagliano senza sosta le acque del fiume Naro, dal tratto della Ciavolotta fino alla zona Misita, spingendosi lentamente verso il mare, verso le aree di Zingarello e Cannatello. Ogni ora che passa è una corsa contro il tempo, ma nessuno ha intenzione di arrendersi. Favara e l’intera Sicilia aspettano notizie di Marianna.