Strage di Casteldaccia, l’operaio Domenico Viola in fin di vita: ha respirato acqua e gas
La drammatica storia dell’operaio Domenico Viola, unico sopravvissuto alla tragedia di Casteldaccia, e le indagini sulla strage

“Le condizioni sono gravissime per il danno multiorgano da tossicità diretta e da insufficienza polmonare con distress respiratorio”. Così i sanitari del Policlinico di Palermo sulle condizioni di Domenico Viola, 62 anni, l’operaio ricoverato in terapia intensiva in seguito alla strage avvenuta ieri a Casteldaccia nel corso di alcuni lavori alla rete fognaria.
La ricostruzione dell’accaduto
Viola è stato l’ultimo a entrare tra i cunicoli e il primo ad essere preso dai vigili del fuoco e intubato dai sanitari del 118. A scampare alla tragedia, costata la vita a cinque colleghi, sono stati Giovanni D’Aleo, 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, 39 anni, e Paolo Sciortino, di 35. I tre sono stati sentiti dagli agenti della squadra mobile di Palermo che indagano coordinati dalla procura di Termini Imerese diretta da Ambrogio Cartosio.
Le operazioni di soccorso e la lotta per la vita
Nei polmoni di Viola sono finite acque reflue e gas che si sono depositati all’interno del corpo negli interminabili minuti in attesa dell’arrivo dei soccorsi all’interno della cisterna. Trasportato in elisoccorso dal luogo della tragedia, il volo è atterrato all’ospedale Civico: l’uomo è stato quindi trasferito in ambulanza all’azienda ospedaliera universitaria dove è stato ricoverato. Il primo intervento dei sanitari è stato quello di aspirare la maggior parte del materiale che aveva respirato e poi sono cominciate le operazioni di lavaggio degli organi respiratori. Non è escluso che si possa ricorrere all’Ecmo, un macchinario che funziona con una pompa che permette di prelevare il sangue, lo immette all’interno di un polmone artificiale per rimuovere l’anidride carbonica e aggiungere l’ossigeno per poi essere immesso nuovamente nell’organismo.
Le indagini sulla tragedia
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire tutto quello che è successo in quelle drammatiche ore a Casteldaccia per accertare le responsabilità della tragedia. I vigili del fuoco i primi ad arrivare insieme ai sanitari del 118 hanno trovato i corpi delle vittime senza maschere. Una grave mancanza in operazioni delicate come quelle che stava compiendo la Quadrifoglio Group srl per conto dell’Amap. Gli stessi vertici dell’azienda partecipata del Comune di Palermo non riescono a spiegare una simile leggerezza. La presenza di gas letali per liberare le ostruzioni nelle fognature è nota. Oltre agli operai sono stati sentiti anche il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza.
I corpi delle cinque vittime Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che aveva vinto l’appalto dell’Amap; gli operai Giuseppe Miraglia, 47 anni, originario di San Cipirello (Palermo), Roberto Raneri, 51 anni di Alcamo (Trapani), Ignazio Giordano, 59 anni (Partinico) e Giuseppe La Barbera, 28 anni, di Palermo (lavoratore interinale dell’Amap) sono stati portati all’istituto di medicina legale del Policlinico. Si dovranno eseguire le autopsie sui corpi per accertare le cause della morte quasi certamente provocata dall’idrogeno solforato che hanno respirato e che si trovava in una concentrazione dieci volte superiore ai limiti in quei cunicoli.