In un processo durato ben sette anni, un militare di 37 anni di Misilmeri è stato finalmente assolto dalle accuse di maltrattamenti e lesioni mosse dalla sua ex moglie. La sentenza, emessa dal giudice Alessandro Quattrocchi del tribunale monocratico di Termini Imerese, ha messo fine a un calvario che aveva costretto l’uomo a rinunciare alla sua carriera nell’Esercito dopo 10 anni di onorato servizio.
L’inizio della vicenda e le contraddizioni emerse
La vicenda ha avuto inizio nel 2017, quando la donna, due giorni dopo una lite in seguito alla quale era stata cacciata di casa, aveva sporto denuncia contro l’ex marito, per percosse, pugni, calci, minacce e maltrattamenti dalla moglie, allegando un referto medico con una prognosi di 7 giorni. Secondo la sua versione, l’uomo avrebbe avuto un comportamento violento e l’avrebbe minacciata di morte in diverse occasioni, anche nel giorno in cui era nata la loro quarta figlia.
Tuttavia, durante il processo, in cui il militare era difeso dall’avvocato Antonio Di Lorenzo, sono emerse numerose contraddizioni nella testimonianza della presunta vittima, grazie anche alle dichiarazioni di familiari e amici della coppia. Nessuno di loro ha confermato di aver assistito a scene di violenza, e anzi, la madre dell’imputato ha riferito che era la donna a cercare pretesti per litigare e ad accusare l’ex marito di avere una relazione extraconiugale con un uomo. Una volta separati la donna aveva iniziato una relazione con l’ex marito della sorella dell’imputato. Dalla relazione è nata una quinta figlia
La versione dell’imputato e la sentenza di assoluzione
L’imputato stesso ha fornito la sua versione dei fatti, raccontando di aver sempre provveduto alla famiglia e di aver stipulato dei buoni fruttiferi per garantire il futuro delle figlie. Ha inoltre sottolineato di essere stato lui a chiedere l’intervento dei carabinieri durante le liti in casa.
Il giudice, dopo aver valutato attentamente le prove e le testimonianze, ha ritenuto che le dichiarazioni della donna non fossero pienamente attendibili e che il rapporto con la prole fosse stato strumentalizzato per aggravare la posizione dell’imputato. Al contrario, le relazioni dei servizi sociali hanno evidenziato come l’uomo si sia sempre preso cura amorevolmente delle figlie.
Le conseguenze per l’ex militare e l’intervento del sindacato
La sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste ha finalmente reso giustizia all’ex militare, ma il prezzo pagato è stato alto: a causa delle accuse, infatti, l’uomo non ha ottenuto la rafferma permanente nell’Esercito e ha dovuto reinventarsi professionalmente. In attesa di capire se ci siano margini per un eventuale reintegro, si è laureato in Giurisprudenza con un’università telematica.
Il sindacato LRM Sicilia, di cui l’uomo è un iscritto storico, ha espresso “soddisfazione per la conclusione positiva del processo”, sottolineando però come “il Codice dell’Ordinamento Militare del 2010 metta gli appartenenti alle Forze Armate in una posizione di vulnerabilità, esponendoli a potenziali ricatti e condannandoli preventivamente senza garantire la presunzione di innocenza”. Il sindacato si impegna ora a lottare per l’immediato reintegro dell’ex militare e per la ricostruzione della sua carriera lavorativa, offrendo tutto il sostegno necessario per mettere fine a questa spiacevole vicenda.