Mattanza di Altavilla, “Anche il 16enne ucciso ha partecipato alla strage”

Si sono svolti atti di tortura e violenza inaudita nella villetta di Altavilla Milicia dove sono stati uccisi la 39enne Alessandra Salamone e i figli di 15 e 11 anni, Emanuel e Kevin. A rivelarlo è il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, nel corso della conferenza stampa convocata a Bagheria per fare luce sui agghiaccianti dettagli della mattanza.

Stando a quanto emerso, si è trattato di un vero e proprio “rito collettivo” messo in atto dal padre delle vittime, Giovanni Barreca, insieme alla figlia maggiore sopravvissuta e al figlio 16enne Kevin, con la complicità di una coppia di Palermo, Sabrina Fina e Massimo Carandente. Tutti loro erano convinti che solo procurando dolore alle vittime avrebbero potuto liberare la casa e i loro corpi dalle presunte “presenze demoniache”.  Una vera e propria follia mistica che ha portato a sevizie brutali, sulle quali si attende l’esito dell’autopsia per conoscere l’esatta causa dei decessi. Stando alle parole del procuratore, “per giorni hanno operato nella villetta” prima di compiere il triplice omicidio a cui hanno preso parte attiva sia il padre che i due figli più grandi, mentre si escludono al momento le responsabilità della madre e del figlio minore Emanuel.

La figlia maggiore sopravvissuta, di 17 anni, ha quindi partecipato alla tortura della madre e dei fratelli. Un orrore tale che gli atti sono stati trasmessi alla procura per i minorenni. “La superstite, la figlia primogenita ha partecipato alle torture dei riti di purificazione. Ho trasmesso gli atti alla procura per i minorenni che ha competenza”. Lo ha detto il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio durante la conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli del triplice omicidio di Altavilla Milicia.

Kevin, il figlio 16enne di Giovanni Barreca – l’uomo che insieme a una coppia di complici, Massimo Carandente e Sabrina Fina, ha ucciso due dei suoi tre figli – Kevin, appunto, e il piccolo Emanuel di 5 anni – oltre alla moglie Antonella Salamone, avrebbe partecipato attivamente al massacro. È quanto emerso nella conferenza stampa tenuta dal procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio in merito alla strage avvenuta ad Altavilla Milicia, nel Palermitano. Il procuratore parla di “rito collettivo” dove tutti erano in preda a “un delirio mistico”, da cui si escludono la madre e il figlio più piccolo, Emanuel. I due complici avevano convinto Barreca e i due figli più grandi, Kevin e la sorella – l’unica figlia sopravvissuta al massacro – che solo il dolore avrebbe liberato la casa e il loro corpi dalle presenze demoniache.

“I due coniugi palermitani erano presenti al momento del triplice omicidio nella villetta di Altavilla Milicia”. Lo ha detto Manfredi Lanza, sostituto procuratore di Termini Imerese durante la conferenza stampa convocata nella compagnia carabinieri di Bagheria, sul triplice omicidio dello scorso 11 febbraio adAltavilla Milicia. “Aspettiamo l’esito dell’autopsia di Antonella Salamone, moglie di Giovanni Barreca, e dei due figli – ha sottolineato invece il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio – quindi al momento non conosciamo esattamente le cause della morte. Possiamo pero’ dire che la morte delle tre vittime è stata causata da comportamenti messi in atto da Barreca e dai due coniugi palermitani che per giorni hanno operato nella villetta”, ha concluso.

 

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