“Dolori lancinanti ogni giorno da quando aveva 13 anni, eppure i dottori continuavano a dirle che stava esagerando”: poi, finalmente, la diagnosi di endometriosi per Emma Maxwell. Oggi Emma ha 24 anni e il suo dolore non è ancora terminato, ma il suo percorso è sicuramente stato di crescita e alla fine è riuscita a farsi ascoltare. Vuole urlare al mondo la sua diagnosi per evitare che altri vengano ignorati e accusati di esagerare.
Dolori lancinanti fin dall’adolescenza, presa per esagerata
La sua odissea inizia a 13 anni, quando i dolori mestruali diventano lancinanti. Si rivolge a diversi dottori, che però liquidano il suo problema come normali crampi mestruali. Le prescrivono antidolorifici e pillole anticoncezionali, dicendole che le avrebbero risolto tutto. Ma a 16 anni, il dolore diventa cronico e costante, anche senza mestruazioni. “Ho girato dozzine di dottori e mi dicevano che ero melodrammatica”, racconta Emma. Nessuno la prendeva sul serio, nonostante soffrisse così tanto da non riuscire nemmeno a bere senza urlare dal dolore.
La diagnosi arriva dopo anni di calvario
Finalmente, nel 2019, le viene diagnosticata l’endometriosi, una patologia infiammatoria cronica che causa la crescita anomali di cellule endometriali fuori dall’utero. Si sottopone ad un intervento di ablazione, che però non risolve il problema. Nel 2023 si opera di nuovo e i medici riescono a rimuovere parte del tessuto responsabile del dolore. Ma ancora oggi Emma continua a soffrire, con alti e bassi. “A volte non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto, mentre altre volte sono super attiva e mi diverto con gli amici. Riesco comunque a godermi la vita, ma la mia condizione mi limita fortemente. Penso sempre a quando arriverà nuovamente il dolore”.
Costretta a limitare le attività, ma non si arrende
Costretta a rinunciare al lavoro di allenatrice di lacrosse a causa della malattia, Emma ha deciso di battersi per far conoscere l’endometriosi e sostenere chi ne soffre. Ha aperto una pagina Instagram, @endometriosisem, in cui condivide la sua esperienza. “Le persone che soffrono di endometriosi dovrebbero sapere che non sono sole”, dichiara Emma. Il suo obiettivo è evitare che altre ragazze debbano vivere il calvario che ha vissuto lei, non credute da medici che liquidavano tutto come esagerazione o isteria femminile.
La missione di Emma: dare voce alle donne con endometriosi
La diagnosi precoce è fondamentale per gestire la patologia ed evitare che peggiori. Ecco perché Emma vuole informare più persone possibile. La sua testimonianza può aiutare altre donne a riconoscere i sintomi, farsi valere con i medici ed ottenere le cure necessarie. Nessuna dovrebbe soffrire per anni, come è successo a lei, quando esistono trattamenti che possono dare sollievo. Emma non vuole che la sua odissea medica si ripeta. La sua battaglia per creare consapevolezza sull’endometriosi è un messaggio di speranza per tutte coloro che convivono con questa invalidante malattia.