Bimbo conteso, incubo per una famiglia di Monreale: petizione per non staccarlo dai genitori adottivi
Il piccolo Miele fu abbandonato appena nato, poi adottato. Ora rischia di tornare dalla madre biologica che non ha mai visto

Monreale – Si chiama Miele il bambino di 3 anni che rischia di essere strappato dalla sua famiglia adottiva di Monreale per essere affidato alla madre biologica, che non ha mai incontrato. La surreale vicenda, che ha dell’incredibile, è raccontata in una accorata petizione online lanciata dai genitori adottivi, che in pochi giorni ha raccolto quasi 13mila firme.
“Miele aveva solo 16 giorni quando lo abbiamo preso in braccio per la prima volta – scrivono mamma e papà – Sembrava l’inizio di una favola, ma si è trasformata in un incubo”. Tutto è iniziato tre anni fa, quando il neonato fu ritrovato in fin di vita dopo essere stato abbandonato dai genitori biologici. Salvato in extremis, il piccolo fu affidato dal Tribunale dei Minori di Catania, dopo 16 giorni, alla coppia di Monreale, che era in attesa di adozione.
Dichiarato in stato di adottabilità per mancanza di interessamento dei genitori naturali, il bambino aveva iniziato una nuova vita con mamma e papà adottivi. Ma un pasticcio giudiziario ha rimesso tutto in discussione: la Corte d’Appello di Catania ha inspiegabilmente revocato lo stato di adottabilità del piccolo, nonostante fosse in corso l’affido pre-adottivo.
Ora, con decreto del 28 dicembre, Miele dovrà lasciare l’unica famiglia che abbia mai conosciuto per essere affidato alla madre naturale, nonostante questa sia sotto processo per abbandono di minore. “Immaginate un bambino costretto a lasciare tutte le sue certezze, le braccia sicure di mamma e papà, per essere inserito forzatamente dove tutto è estraneo” scrivono i genitori adottivi nella petizione, parlando di trauma indelebile.
La coppia ha lanciato un accorato appello affinché non venga inflitto al piccolo un secondo trauma, dopo quello subito tre anni fa. La petizione online sta raccogliendo migliaia di adesioni per evitare che la famiglia adottiva viva questo incubo. L’auspicio è che la magistratura possa rivedere una decisione che sembra andare contro il superiore interesse del minore.