Mafia, duro colpo a clan di Misilmeri: tre condanne
Il blitz contro la rete criminale che teneva in pugno il territorio imponendo il pizzo a imprenditori e commercianti. In manette i vertici della cosca che gestiva trasporti di malati e servizi funebri attraverso false onlus. Provvisionale per le vittime che hanno trovato il coraggio di denunciare

Duro colpo al clan mafioso che da anni teneva in pugno il territorio di Misilmeri, comune alle porte di Palermo. Tre affiliati di spicco della famiglia sono stati condannati con pene fino a 13 anni per associazione mafiosa ed estorsione. Si tratta di Salvatore Baiamonte (11 anni e 8 mesi), Alessandro Ravesi (12 anni e 4 mesi) e Cosimo Michele Sciarabba (13 anni e 4 mesi), boss tornato libero nel 2019 dopo aver scontato una pena per mafia, ma subito finito di nuovo nel mirino degli investigatori. Decisiva l’azione di contrasto delle forze dell’ordine e la denuncia degli imprenditori vittime del racket.
“Grazie alle denunce, in poco tempo investigatori e magistrati hanno ricostruito gli episodi estorsivi perpetrati da chi faceva parte della famiglia mafiosa di Misilmeri- spiega Addiopizzo in una nota -.
Una vicenda che dimostra, ove ce ne fosse di bisogno, come esistono le condizioni per denunciare in sicurezza e affrancarsi dal fenomeno estorsivo anche nella provincia di Palermo, dove il controllo del territorio di Cosa nostra resta più serrato di quanto possa registrarsi oramai in alcune aree della città”.
“Quello che appare chiaro anche da questa storia e che ci interessa ribadirlo – proseguono dal comitato – è che chi paga per paura riesce a trovare anche dopo tanto tempo una strada per dire basta e affrancarsi dai condizionamenti mafiosi. Oggi però la maggior parte degli operatori economici che paga le estorsioni compie tale scelta non per paura ma per connivenza e convenienza. E su questo è oramai non più rinviabile un aggiornamento dell’analisi e della narrazione sul fenomeno che non è più quello di venti anni fa e che vede la maggioranza di chi paga il pizzo ricercare, più che subire, la “messa a posto”.