Botte da orbi per uno sguardo alla fidanzata: pestaggio selvaggio in un locale

"Chi min...a ci tali? A mia e a me picciotta? E macari u fai ri facci e facci?” avrebbe detto l'aggressore

Un pestaggio selvaggio, sproporzionato e immotivato. Tutto per uno sguardo di troppo, quello che un ragazzo avrebbe rivolto alla fidanzata di un coetaneo. È accaduto nella notte tra sabato e domenica in un locale h24 nel centro di Vittoria, in provincia di Ragusa.

Le immagini della violenza, riprese con un telefono cellulare e diffuse sui social dove sono diventate virali, documentano una brutalità inaudita. “Chi min…a ci tali? A mia e a me picciotta? E macari u fai ri facci e facci?” avrebbe detto l’aggressore, prima di scagliarsi come una furia sulla vittima. Parole eloquenti che tradotte significano: “Che mi guardi a fare? Me e la mia ragazza? E continui a fissarci in faccia?”.

Detto fatto, in pochi istanti il bullo si è avventato sull’altro giovane, che intimidito ha provato a spiegare che non stava guardando lui ma il suo cellulare. Nessuna possibilità di dialogo o spiegazione: il violento ha sferrato un pugno facendo cadere la vittima, per poi infierire con un altro pugno e due calci quando era già a terra esanime. Soltanto l’intervento di altre persone ha interrotto il pestaggio, quando ormai il malcapitato giaceva privo di sensi per i colpi subiti. “Basta” gli hanno urlato, ma il danno era fatto.

La violenza immotivata ha scosso la comunità di Vittoria, suscitando la reazione del sindaco Francesco Aiello: “Esprimo solidarietà al ragazzo aggredito e massacrato di botte in modo vigliacco. Ho invitato la vittima in Comune per manifestargli vicinanza a nome di tutta la città”.

L’episodio riaccende i riflettori sulla piaga del bullismo e della violenza fine a se stessa tra i giovani, che può sfociare in gesti di inaudita brutalità. Colpisce la sproporzione tra un futile motivo e la reazione spropositata, dettata da un’aggressività repressa che aspetta solo un pretesto per esplodere. Le forze dell’ordine stanno indagando per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e identificare i protagonisti.

Episodi come questo impongono una seria riflessione sull’educazione dei giovani e sulla necessità di diffondere la cultura del rispetto e della non violenza. La repressione da sola non basta: serve un’azione corale di famiglie, scuola e istituzioni per arginare derive comportamentali pericolose che mettono a rischio l’incolumità altrui.

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