Negli ultimi anni, è cresciuto notevolmente il numero di persone che seguono una dieta senza glutine. I motivi sono diversi e vanno dall’effettiva diagnosi di celiachia al desiderio di ridurre problematiche come il gonfiore. Un doveroso cenno, inoltre, va dedicato a chi pensa di essere intollerante al sopra citato complesso proteico e lo elimina dalla propria routine alimentare senza effettive ragioni scientifiche.
Questo insieme di fattori ha portato le aziende produttrici ad ampliare notevolmente l’offerta di alimenti gluten free e, in generale, chi lavora nel comparto food ad attrezzarsi in modo da renderli più accessibili. A dimostrazione di ciò è possibile citare, per esempio, la possibilità di acquistare in pochi click alimenti senza glutine online su portali di successo come quello di Farma27, uno dei punti di riferimento a livello nazionale quando si parla di e-farmacie.
Come non citare poi i locali dove si può consumare cibo gluten free che, ad oggi, in Italia sono circa 4000 (una ventina d’anni fa si cominciava a ragionare nell’ordine delle centinaia)?
Di passi in avanti quando si parla di dieta gluten free ne sono stati fatti davvero tanti, e non solo dal punto di vista quantitativo. Anche la qualità, infatti, è migliorata.
Da citare a tal proposito è uno studio del gruppo di ricerca Gluten 3S, lavoro scientifico pubblicato sulla rivista Foods nell’autunno 2022. Gli esperti, attivi presso l’Università dei Paesi Baschi,,sono partiti con l’obiettivo di confrontare le caratteristiche degli alimenti senza glutine proposti sul mercato nell’arco degli ultimi nove anni.
Di 206 prodotti analizzati inizialmente nel 2013, nel 2022 ne erano rimasti 104 (ricordiamo, per amor di precisione, che si tratta di alimenti disponibili sul mercato spagnolo). Questi ultimi, dati alla mano, in molti casi sono risultati di qualità migliore.
Un esempio utile a comprendere la situazione è quello della pasta gluten free che, sulla base di quanto concluso nella suddetta ricerca, nel 2013, in Spagna, veniva prodotta utilizzando la farina di riso, ingrediente che richiede, per concretizzare il processo di estrusione, una quantità maggiore di grassi rispetto a un’altra tipologia di farina che, per fortuna, oggi si utilizza di più, ossia quella di miglio.
Un altro mutamento importante emerso dallo studio riguarda l’attenzione alla sostenibilità. Se, in passato, si tendeva a produrre alimenti gluten free con ingredienti importati, oggi si cerca di minimizzare l’impatto ambientale cercando di usare quanto è già disponibile. C’è ancora tanta strada da fare – il rischio di una dieta sbilanciata per chi mangia senza glutine, come sottolineato sempre dal gruppo Gluten 3S, è sempre dietro l’angolo – ma i cambiamenti rispetto al passato sono concreti e più che positivi su diversi fronti.