Palermo – Con l’annuncio dell’acquisto di almeno 200 carri armati Leopard 2 dalla Germania, si apre anche il tema della produzione degli stessi. Secondo quanto appreso da fonti del quotidiano La Sicilia, il governo starebbe valutando seriamente di localizzare gli stabilimenti per la realizzazione dei mezzi corazzati proprio nell’Isola.
La Sicilia in corsa per produrre i carri armati: ecco dove
Un affare da 4-6 miliardi di euro che vede la Sicilia in prima fila, come confermato dal presidente della Commissione Difesa della Camera Nino Minardo. La Regione ha già candidato aree strategiche, come quella dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, per ospitare il sito produttivo. I manager tedeschi di Rheinmetall, colosso leader nel settore, starebbero già effettuando sopralluoghi per vagliare la fattibilità dell’operazione.
Concorrenza di altre regioni per lo stabilimento
La Sicilia può vantare inoltre alcuni assi nella manica, come gli sgravi fiscali e gli incentivi previsti dalla Zes unica del Sud. Inoltre, la presenza di un sistema logistico e infrastrutturale già rodato alle esigenze militari giocherebbe a favore della scelta. Non a caso, a Termini Imerese è presente il polo meccatronico, volano per l’high-tech a servizio della difesa. Qui si potrebbe dar vita a una vera e propria “Silicon Valley” dei carri armati, con positive ricadute occupazionali. La Germania potrebbe così compensare la commessa italiana producendo i tank direttamente nel Belpaese. Una soluzione win-win per entrambi i Paesi, ma che deve vedersela con la concorrenza di altre regioni pronte a farsi avanti.
Polemizzano i pacifisti, ma opportunità industriale
La partita è appena cominciata e la Sicilia ha buone chance di spuntarla. Del resto, l’Isola è già una consolidata piattaforma militare e questa operazione ne rafforzerebbe il ruolo strategico. Un potenziamento caldeggiato dalla Nato, di cui l’acquisto dei Leopard 2 fa parte. Non mancano tuttavia le polemiche. I pacifisti storcono il naso all’idea che la Sicilia, “colonizzata” da basi USA e NATO, possa diventare anche produttrice di armi. Perplessità legittime, che però si scontrano con l’urgenza di ammodernare un comparto industriale dalle enormi potenzialità.
La scelta finale spetta al governo. La Sicilia è pronta a cogliere questa occasione irripetibile per rinnovarsi. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se il sogno del polo dei carri armati potrà trasformarsi in realtà.