L’avvocato palermitano Francesco Greco eletto presidente del Consiglio nazionale forense
Greco, classe 1962, è stato presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo per due mandati, dal 2010 al 2018. In precedenza, dal 2000 al 2002, è stato anche al vertice dell’Associazione italiana giovani avvocati

È l’avvocato palermitano Francesco Greco il nuovo presidente del Consiglio nazionale forense: è questo l’esito della seduta di insediamento del nuovo Consiglio nazionale forense (che resterà in carica fino al 2026) che si è tenuta oggi, presso il ministero della Giustizia. Greco, già vicepresidente del Cnf, succede alla collega Maria Masi, professionista di Nola (Napoli), eletta alla guida del Cnf nel gennaio del 2022, dopo aver svolto, da marzo 2020, le funzioni di presidente, in seguito alle dimissioni dell’avvocato di Udine Andrea Mascherin. Greco, classe 1962, è stato presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo per due mandati, dal 2010 al 2018. In precedenza, dal 2000 al 2002, è stato anche al vertice dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga).
«Ringrazio i consiglieri nazionali per la fiducia», è il primo commento del neo presidente Francesco Greco che ha proseguito: «Sono lieto di potermi impegnare ancora al servizio degli avvocati e dell’avvocatura, nella difesa dei valori che essa rappresenta per la piena ed effettiva tutela dei diritti e con l’obiettivo di affrontare immediatamente con misure adeguate la crisi economica, e l’inammissibile gender gap reddituale, che da tempo colpisce la professione». Tra le priorità del suo mandato, una costante presenza dell’avvocatura nell’elaborazione delle riforme e dei correttivi alle ultime leggi in materia di giustizia sui quali è al lavoro il ministro Carlo Nordio. «È necessario introdurre un sistema oggettivo di valutazione dell’efficienza di ciascun singolo processo – afferma Greco –, è intollerabile che dell’inefficienza del sistema giudiziario nessuno risponda. In ogni sistema produttivo ciascuno è chiamato a dar conto di proprie eventuali inefficienze, tranne che nella giustizia».