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Mafia a Palermo tra pizzo, immobili e scommesse: piovono tre condanne

L'inchiesta è stata condotta dai pm Amelia Luise e Vincenzo Amico, e adesso sostituita da Giovanni Antoci

Il giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Palermo hanmo condannato tre imputati accusati di estorsione per aver fatto parte della famiglia mafiosa di Cruillas. Biagio Piranio, 68 anni, meccanico originario di Corleone, è stato condannato a venti anni e sei mesi di reclusione. Era considerato il braccio destro dell’anziano boss Giovanni Nicoletti (deceduto). Francesco Paolo La Rosa e Vincenzo Lanno sono stati condannati rispettivamente a sedici anni e sei mesi e sedici anni.

L’indagine è stata condotta dalla sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile ed ha portato al blitz del giugno 2020. In due anni di lavoro di intelligence la polizia ha acceso i riflettori in prima battuta sulla famiglia di Cruillas, che fa parte del mandamento della Noce. Sotto la guida di Nicoletti il clan dettava legge ed esercitava il controllo capillare sul territorio.

Secondo gli investigatori, lo “zio Gino”, ovvero Piranio, curava per conto del boss il settore della mediazione nelle transazioni immobiliari. Sono stati documentati diversi episodi di compravendita di terreni in cui acquirente e venditore hanno dovuto versare nelle casse dell’organizzazione una somma di denaro a titolo di sensaleria. Il clan era molto attivo anche nel business della gestione delle scommesse abusive sulle piattaforme online.

L’inchiesta è stata condotta dai pm Amelia Luise e Vincenzo Amico, e adesso sostituita da Giovanni Antoci. I tre sono stati condannati a risarcire le parti civili: il centro studi Pio La Torre, Sicindustria, le associazioni Fai, Caponnetto, Sos impresa, Solidaria, Confcommercio e Confesercenti.

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