G. C., 52 anni, di San Martino delle Scale, frazione di Monreale, è stato assolto dal tribunale monocratico dall’accusa di truffa ai danni dello Stato. Venne considerato un furbetto del reddito di cittadinanza ma i giudici oggi gli hanno dato ragione.
L’uomo era stato accusato di aver falsificato la composizione del suo nucleo famigliare per ottenere indebitamente il sussidio, ma gli avvocati dell’imputato hanno dimostrato il contrario. La vicenda risale al 2 ottobre del 2019, quando i carabinieri accusarono G. C. di non aver inserito nella sua dichiarazione Isee la compagna convivente, ottenendo così il reddito di cittadinanza anche se non ne avrebbe avuto diritto. L’Inps gli aveva revocato la tessera e sequestrato la carta.
Tuttavia, gli avvocati dell’imputato hanno dimostrato che G. C. non aveva mai inserito la compagna nell’Isee negli ultimi 10 anni e che la donna viveva stabilmente ad Altofonte, in un immobile di sua proprietà, senza mai cumulare il suo reddito con quello dell’imputato.
Il giudice ha accolto le tesi difensive degli avvocati e ha ordinato all’Inps di restituire a G. C. la tessera e gli arretrati, in quanto il fatto di truffa non sussiste. Mentre prima era l’Inps a pretendere la restituzione delle somme percepite indebitamente, adesso dovrà essere l’istituto a riconoscere a G. C. tutti i soldi a cui aveva diritto e che gli erano stati negati con l’accusa di truffa.