Anche la Sicilia in allerta per il vaiolo delle scimmie. È, infatti, scattato anche sull’Isola l’allarme anche se per fortuna fino ad ora non sono stati segnalati casi. Nei porti e negli aeroporti però, dagli hotpost dei migranti che arrivano in zone dove il virus è endemico, l’allerta è già alta.
Nelle ultime ore il ministero della Salute ha inviato una circolare a tutte le Asp e agli ospedali siciliani, illustrando quali sono gli indizi sospetti da tenere d’occhio e come intervenire nell’eventualità che si dovesse isolare un contagiato.
Sarà la task force dell’Istituto superiore di sanità – che è stata creata appositamente per monitorare l’emergenza – a tenersi in contatto con le reti sentinella per le infezioni, tra le quali figura anche il neonato centro regionale siciliano epidemie, inaugurato qualche giorno fa da Razza.
Il contagio del virus “monkeypox” avviene attraverso le goccioline respiratorie dopo un prolungato faccia a faccia ma anche con i fluidi corporei. I primi sintomi sono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, ingrossamento dei linfonodi, brividi e spossatezza, quindi compaiono le pustole sul viso che si diffondono spesso ai genitali. Il periodo di incubazione varia tra 6 e 16 giorni fino a tre settimane, il tasso di mortalità è basso e la maggior parte delle persone guarisce in poche settimane: i più a rischio sono i bambini, i giovani adulti e gli immunocompromessi. Le autorità sanitarie italiane hanno raccomandato di valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali sulla cute del partner, un comportamento utile a prevenire non solo il vaiolo delle scimmie ma anche altre infezioni sessualmente trasmissibili.