Da Bagheria a San Cipirello, maxi confisca al “Re dei supermercati” Lucchese
Lucchese è ritenuto "colluso" con la famiglia mafiosa di Bagheria

I beni del re dei supermercati di Palermo e della provincia, Carmelo Lucchese, passano allo stato. Si tratta di beni per 150 milioni di euro.
Oggetto della confisca di primo grado sono, tra le altre cose, le quote della GAMAC GROUP srl, che all’epoca del sequestro (eseguito dalle Fiamme Gialle nel febbraio 2021) gestiva 13 supermercati tra Palermo e provincia. I supermercati si trovano a Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese.
Gli esercizi commerciali sono stati nel frattempo ceduti a terzi dall’amministratore giudiziario nell’ambito delle linee guida approvate dal Tribunale e pertanto oggetto della confisca è il ricavato della vendita.
Lucchese è ritenuto “colluso” con la famiglia mafiosa di Bagheria e dal 2004 ne ha tratto vantaggio per scoraggiare la concorrenza anche con atti di danneggiamento, acquisire imprese concorrenti, risolvere le problematiche insorte nella gestione delle sue imprese, comprese quelle relative ai rapporti di lavoro con i dipendenti e dirimere controversie con i propri soci.
Carmelo Lucchese ha anche evitato di pagare il pizzo nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione della locale famiglia mafiosa, contrattare la “messa a posto” con altre famiglie.
L’imprenditore ha registrato una crescita esponenziale del fatturato dell’azienda, trasformata da piccola impresa familiare in un impero economico, arrivando a fatturare oltre 90 milioni di euro nel 2020.
Nel corso degli accertamenti è infatti emerso che l’impero imprenditoriale era stato devoluto a un trust. Grazie a questo strumento giuridico, le possidenze societarie e immobiliari dell’imprenditore sono state formalmente trasferite a un professionista, incaricato di gestirle come se ne fosse proprietario, assumendo cioè le principali decisioni relative alla vita dell’azienda e degli altri beni.
Tuttavia è emerso che il trust in questione era un mero espediente fittizio per schermare la titolarità delle proprietà. In altri termini, Lucchese aveva trasferito solo sulla carta tutti i poteri gestori sui beni al trustee, ma nella realtà non ne aveva mai perso il controllo e la disponibilità.