L’omicidio di Brancaccio, parla la figlia di Caravello, «Ci ha rovinato la vita»

"Mia sorella lo ha sempre rifiutato ed è stato questo a fare scaturire la gelosia di questo individuo"

«Mia sorella non era fidanzata con l’assassino di mio padre. Il ragazzo era ossessionato da lei al punto di stalkerizzarla, minacciarla, intimidirla, minacciarla di morte se non si fosse fidanzata con lui. Mia sorella lo ha sempre rifiutato ed è stato questo a fare scaturire la gelosia di questo individuo. Perché, nel suo cervello, se non era sua, non doveva essere di nessun altro». A scriverlo su Facebook è Francesca Caravello. Si tratta della figlia di Natale, l’uomo ucciso ieri sera a Palermo con 3 colpi di pistola da un giovane che si è poi costituito.

“Ci ha rovinato la vita”

«Mio padre è stato brutalmente ucciso solo per dare una dimostrazione che quando parlava diceva il vero – aggiunge Francesca -. Sta di fatto che la dimostrazione l’ha data, ma ci ha rovinato la vita, non gli ha fatto nemmeno provare la gioia di accompagnarmi all’altare. Mio padre stava tornando a casa per cena, quando l’individuo ha sparato senza nessuna pietà proprio per ucciderlo. Io ancora aspetto i famosi 5 minuti di mio padre che doveva impiegare per tornare a casa. Ho solo dolore».

Il movente del delitto da chiarire

E’ dunque tutta da chiarire la dinamica dell’omicidio del dipendente Reset Natale Caravello, 47 anni. Nel quartiere Brancaccio di Palermo, teatro del delitto, non si fa che parlare di questo. Da chiarire la presunta relazione contrastata dal padre nei confronti di Alessandro Sammarco, il giovane di 20 anni che ha confessato di avere sparato ma senza prendere la mira, spinto dalla paura della reazione di Caravello.

Il racconto durante la confessione

Intanto i familiari della vittima continuano a dire che tra Sammarco e una delle figlie di Caravello non vi era alcuna relazione. Anzi, il ventenne avrebbe cercato in tutti i modi d’importunare la giovane fino alle molestie. Anche su come sia stato ucciso Caravello ci sono diversi dubbi. Il giovane, accompagnato dall’avvocato Corrado Sinatra, ha raccontato al pm di avere sparato all’uomo mentre si trovava a bordo dello scooter. Una ricostruzione che non convince e lascia più di una perplessità visto che l’operaio della Reset è stato colpito in testa con due colpi di quelli sparati.

Forse una lite prima dell’omicidio

Sembra che ci sia stata una rissa e che uno dei due, forse Caravello, abbia lanciato una o più bottiglie d’acqua, che ieri sera sono state esaminate dagli agenti della Scientifica. Su tutti questi aspetti stanno lavorando gli agenti della squadra mobile diretta da Marco Basile che nonostante la confessione non hanno smesso d’indagare sul delitto.

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