Licata piange Diego, Alessandra, Alessia e Vincenzo, strage premeditata dall’omicida

Angelo Tardino avrebbe premeditato tutto, aveva tre pistole con sè

Una strage premeditata è stata quella di Angelo Tardino, che stamattina è morto suicida dopo aver ammazzato a colpi di pistola il fratello Diego, la cognata Alessandra e i figli minorenni della coppia Alessia e Vincenzo. Lo sostengono i gli inquirenti che stanno scavando nella vita dell’uomo. Obiettivo è risalire al movente che lo ha spinto a sparare e a sterminare l’intera famiglia del fratello. Una convinzione avvalorata dal fatto che Tardino era in possesso di tre pistole, tutte detenute legalmente.

L’uomo è morto dopo il trasporto all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Inizialmente si pensava fosse morto dopo essersi sparato due colpi alle tempie. I Carabinieri però hanno subito notato che l’uomo respirava ancora. Quindi la corsa in elisoccorso verso il nosocomio nisseno dove però poi l’uomo è deceduto. Erano dunque tre le pistole in possesso di Tardino. Una Beretta calibro 9 con la quale ha prima ucciso il fratello e la cognata Alessandra, un altro revolver che ha utilizzato per togliere la vita ai nipoti Alessia di 15 e Vincenzo di 11 anni. Una terza pistola che ha infine rivolto contro di sé per togliersi la vita, mentre era al telefono con i carabinieri che stavano cercando di convincerlo a costituirsi. Con quest’ultima arma si sarebbe sparato almeno due colpi.

Da cosa sarebbe nata la strage?

Si indaga con il massimo riserbo per ricostruire gli attimi della follia omicida di Angelo Tardino e capire quali siano le motivazioni alla base del folle gesto. I due fratelli erano soci e gestivano insieme un’azienda agricola. In passato le forze dell’ordine erano intervenute più volte per sedare aspre liti tra i due. Secondo prima indiscrezioni emergerebbero conflitti sull’utilizzo di un pozzo. Le indagini sono coordinate dal Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal Sostituto Procuratore Paola Vetro. Sui corpi delle quattro vittime è stata disposta l’autopsia.

Licata è sgomenta

“La comunità di Licata è sgomenta e l’amministrazione comunale si sta muovendo per dichiarare il lutto cittadino per i funerali delle vittime dell’efferato omicidio, soprattutto per i bambini coinvolti nella tragedia”. Lo ha detto, nei corridoi del Municipio di Licata, il vicesindaco Antonio Montana. “Personalmente non riesco a trovare una ragione per la tragedia che si è verificata, ma in questi casi non ci sono ragioni razionali per giustificare – ha aggiunto Montana – conosco dei parenti delle vittime e so che sono gente perbene, grandi lavoratori. L’unica spiegazione che si può dare è quella di un raptus di follia”.

Sconfitta della cultura

Monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo metropolita di Agrigento, sottolinea: “La tragedia di Licata costituisce l’ennesima sconfitta di una cultura — la nostra — sempre più disorientata e sempre meno capace di gestire le emozioni e le tensioni che turbano l’esistenza personale e interpersonale. Esige una inderogabile presa di coscienza individuale e comunitaria sul valore della persona umana, soprattutto se innocente e indifesa, e sull’importanza della cura delle relazioni, al di là di ogni ferita e di ogni offesa. Chiama in causa tutti noi, nella responsabilità condivisa in merito alla promozione della cultura della vita e alla testimonianza del vangelo dell’amore e del perdono”.

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