Piazza Indipendenza chiude alle auto e automobilisti sul piede di guerra
Lo stop alle auto di Piazza Indipendenza non farà piacere alle migliaia di automobilisti che ogni giorno attraversano la piazza

Piazza Indipendenza chiusa alle auto? E’ un’idea che potrebbe presto diventare realtà con buona pace delle migliaia di automobilisti che ogni giorno la attraversano per spostarsi da un luogo all’altro di Palermo. In arrivo anche una pista ciclabile da da viale Strasburgo a via Dante. Il secondo è già un progetto in stato avanzato mentre il primo è al momento solo un’idea che ha già fatto venire la pelle d’oca ai palermitani.
Quale sarà il percorso alternativo in caso chiusura di Piazza Indipendenza? Come andrò a lavorare? Ci dobbiamo preparare al caos? Sono queste le domande che affliggono ora i palermitani alla notizia della chiusura di Piazza indipendenza alle automobili. Una notizia resa nota ieri dall’assessore regionale Totò Cordaro nel corso della nona edizione di No Smog Mobility. L’intenzione è quella di trasformare piazza Indipendenza in una grande isola pedonale e l’annuncio è stato anche confermato dall’assessore comunale Giusto Catania che ha spiegato come il progetto di pedonalizzazione della piazza non sia solo uno spot.
Lo stop alle auto di Piazza Indipendenza non farà piacere alle migliaia di automobilisti che ogni giorno attraversano la piazza. L’idea è solo in fase embrionale e non è stato chiarito quale sia il percorso alternativo che dovrà seguire il traffico una volta chiusa la piazza né quando avverrà la chiusura. L’intenzione dell’amministrazione, come è risaputo e come dimostrato fino ad oggi, è quella di promuovere la mobilità sostenibile in città e l’uso dei mezzi pubblici ma sono ancora tanti, troppi i problemi a cui devono far fronte i cittadini che scelgono di lasciare in garage l’auto preferendo il mezzo pubblico.
Un concetto sottolineato anche dal presidente dell’ordine degli Ingegneri, Vincenzo Di Dio. “Se si pensa di combattere la difficile battaglia della mobilità sostenibile – ha detto – partendo dal presupposto di non rinunciare all’auto, allora la battaglia è persa in partenza”. Secondo Di Dio, l’80% dei nostri spostamenti è al di sotto dei 5 o 6 chilometri e può essere coperto con una normale bicicletta. “Fortunatamente i giovani – ha continuato – questo lo capiscono e lo stanno maturando. Con un’auto elettrica noi potremmo coprire quasi tutte le nostre esigenze di mobilità, e le altre potrebbero essere soddisfatte con un servizio pubblico di mobilità collettiva”. Per il presedente degli Ingegneri è dunque questa la vera rivoluzione da fare: “Una rivoluzione culturale”.