Dopo il Reddito di cittadinanza arriva il Salario minimo, la promessa di Nunzia Catalfo
Sarà una misura che garantisce dignità al lavoratore

Dopo il reddito di cittadinanza, arriva il salario minimo. Lo ha promesso la neo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Si tratta di una misura che aiuterà i lavoratori che ad oggi percepiscono uno stipendio al di sotto della media mazionale. “Il decreto dignità sta dando i suoi frutti”, come dimostrano anche “i dati Istat sul mercato del lavoro che segnano una maggiore crescita dell’occupazione stabile”, dice. In discussione al Senato c’è ora il disegno di legge sul salario minimo.
Il salario minimo sarà, dome dice il ministro, una misura che garantisce dignità al lavoratore attraverso il riconoscimento del ruolo centrale della contrattazione collettiva e la lotta al dumping salariale, e che realizzeremo di concerto con le parti sociali”.
Così reddito di cittadinanza e salario minimo daranno una spinta all’economia secondo il Governo. “Unitamente al reddito di cittadinanza – afferma Nunzia Catalfo, il salario minimo, che sarà accompagnato dal taglio del cuneo fiscale aumenta il potere contrattuale dei lavoratori emancipandoli dal ricatto dei caporali e della criminalità organizzata”.
Per quanto riguarda invece il reddito di cittadinanza, ha detto “è, anche e soprattutto, un importante elemento di tenuta sociale. Nelle periferie delle grandi città, dove è più forte il disagio, l’assenza di un sostegno al reddito mentre si cerca una nuova occupazione espone le persone a grandi rischi di esclusione sociale. Perciò è stato fondamentale attivare un’azione che arginasse questi fenomeni”.
E ancora: “Oggi per un milione di famiglie italiane c’è la certezza di avere uno Stato che ha creato un percorso di reinserimento sociale, in piena attuazione del dettato costituzionale. È un processo complesso, una vera rivoluzione del mercato del lavoro che rende il nostro sistema di welfare all’avanguardia, investendo nel rafforzamento dei centri per l’impiego e riconoscendo il ruolo centralità della formazione. Sarebbe stato più facile limitarsi al solo rafforzamento del sostegno al reddito – ha concluso – ma non avremmo mai emancipato i cittadini dalla condizione di bisogno”.