C’era una volta la spiaggia: il mare che mangia la sabbia dei gioielli turistici siciliani
A rischio una spiaggia su tre per gli ambientalisti

Sono tantissime le spiagge siciliane a rischio erosione costiera. Da Capo d’Orlando a San Vito lo Capo, sono 5 i chilometri quadrati di litorale che ogni hanno spariscono per l’effetto erosivo del mare.
L’ultimo allarme, come riporta La Repubblica, riguarda Capo d’Orlando, il paese che ispirò a Gino Paoli “Sapore di sale”. Il quotidiano racconta una Sicilia che mese dopo mese restituisce al mare una porzione delle coste che ne fanno una meta turistica celebre nel mondo.
Sono le associazioni degli ambientalisti a fornire i dati: ogni anno la Sicilia perde 5 chilometri quadrati di costa e mentre alla Regione si ragiona ancora sul maxi-piano per frenare l’erosione gli allarmi si moltiplicano, da San Vito Lo Capo, spiaggia 5 Vele di Legambiente, a Marzamemi, da Ispica a Sciacca, da Taormina a Eraclea Minoa.
Secondo i dati del ministero dell’Ambiente il 14% delle coste siciliana è a rischio erosione ma per gli ambientalisti la previsione è troppo ottimistica: a rischio ci sarebbe una spiaggia su tre.
Emblematico è il caso della spiaggia di Eraclea Minoa, arretrata di 150 metri dagli anni Ottanta a oggi, ma il disastro è visibile ovunque. Sette dei sedici chilometri di spiaggia nel comune di Agrigento sono a rischio erosione e anche a Sciacca la sabbia arretra. La situazione più grave è quella della spiaggia del Caos, a Porto Empedocle, dove ancora poche settimane fa ci sono stati nuovi cedimenti e
il dissesto minaccia la statale 640.
Il rischio concreto è di vedere sparire nel nulla quali che oggi sono dei gioielli del turismo siciliano. Le foto aeree di San Vito Lo Capo, dove nei quattro anni dal 2013 al 2017 la spiaggia è arretrata di una decina di metri, o quelle di Marzamemi, Santa Maria del Focallo e Taormina valgono più di una pioggia di dati:
Legambiente sul sito erosionespiagge.eu fotografa la situazione attuale ed è soprattutto la Sicilia nord-orientale a presentare numeri allarmanti.
«Il punto – dice a Repubblica Enzo Bontempo, il combattivo ambientalista che da anni raccoglie foto e dati sull’erosione costiera in provincia di Messina – è che ogni nuova struttura in mare altera l’equilibrio delle correnti. Bisognerebbe avere il coraggio di un intervento deciso: se non ci troviamo di fronte al Tempio di Giunone ma semplicemente a una strada litoranea o a un residence, allora bisogna spostare la strada o il residence. È più conveniente dal punto di vista economico».