Turista urina alla Scala del Turchi, multato di 3.333 euro: “Mai più in Sicilia”
Il cinquantenne è stato sorpreso in una strada molto frequentata durante il periodo estivo

Multato per aver fatto la pipì in un luogo pubblico nei pressi della Scala dei Turchi di Realmonte. È incredibile la storia di un turista romano che non è riuscito a trattenersi ed ha ricevuto una multa di 3.333 euro.
Non riesce a trattenere l’impellente bisogno fisiologico, si ferma lungo la strada che conduce da Porto Empedocle alla Scala dei Turchi ed urina. Viene però sorpreso da una pattuglia dei carabinieri che al cinquantenne eleva una multa di ben 3.333 euro.
E le vacanze sono più che rovinate per un turista romano, F. V., che è stato ritenuto responsabile, appunto, di quella che fino a qualche tempo fa era una fattispecie di reato: «Atti contrari alla pubblica decenza».
«Sono stato multato di 3.333 euro per il solo fatto di aver avuto un impellente bisogno lungo la strada, che era completamente deserta, che conduce alla Scala dei Turchi – ha raccontato, ieri, l’uomo – . Con una multa così alta mi rovinano. Io guadagno 1.100, 1.200 euro al mese. Sono tre mesi di stipendio – aggiunge lo sconfortato turista romano – . Non so se è possibile, ma se fosse possibile spererei magari in una riduzione della sanzione».
Il cinquantenne è stato sorpreso in una strada molto frequentata durante il periodo estivo. «Era circa un’ora che camminavo lungo la strada senza un bar, senza un locale dove fermarmi – racconta F. V., dipendente amministrativo di una società romana – . Mi sposto con i mezzi pubblici perché noleggiare un’auto costa troppo. L’autobus mi ha lasciato a cinque chilometri dalla Scala dei Turchi. Ho provato a resistere, ma ho cinquant’anni e la resistenza non è quella dei ventenni».
Dal comando provinciale dei carabinieri di Agrigento hanno fatto sapere d’avere semplicemente applicato la normativa. «Atti contrari alla pubblica decenza» era, fino a qualche tempo addietro, una fattispecie penale: si veniva denunciati alla Procura e si finiva a processo.
Poi – spiegano dal comando provinciale dell’Arma – è stata depenalizzata e la sanzione amministrativa pecuniaria va da un minimo di 5 mila ad un massimo di 10 mila euro. In questo caso è stata applicata la misura ridotta pari alla terza parte del massimo della sanzione prevista per la violazione. Si è dunque arrivati a 3.300 euro.