La situazione è sempre più preoccupante e sembra che si stia aggravando ulteriormente. Sale a tre il bilancio dei capodogli spiaggiati e morti lungo le coste della provincia di Palermo. Sono 3 i capodogli spiaggiati negli ultimi giorni lungo le coste siciliane.
[ngg src=”galleries” ids=”13″ display=”basic_imagebrowser”]L’allarme è stato lanciato dal Filicudi Wildlife Conservation che ha postato sui social le foto dei grossi animali morti, portati dalla corrente marina sulle spiagge del Palermitano. Il primo esemplare morto è una giovane femmina di 6 anni trovato spiaggiato con 10kg di plastica nello stomaco lungo le coste di Cefalù. Il secondo, un giovane maschio di circa 6 metri e mezzo trovato vicino Palermo. Oggi, invece, l’ennesimo ritrovamento è stato di un’altro esemplare giovanissimo, ancora senza denti, spiaggiato a Capo Calavà, vicino Capo d’Orlando.
“Che la causa di morte sia solo la plastica ingerita non è da escludersi – scrive il gruppo ambientalista – ma andrà valutato da parte degli esperti che in questi giorni si stanno occupando di effettuare la necroscopia degli animali”.
Ma come si spiega la morte di questi animali? Lo studio dell’associazione animalista, partito nel 2013, ha messo in evidenza che tra le isole Eolie e la costa nord Siciliana sono presenti importanti aree di alimentazione e rotte migratorie per il capodoglio con il passaggio di diversi gruppi, non solo maschi solitari, in genere giovani, ma anche femmine con piccoli e gruppi misti tra maschi e femmine. “Dal 2013 abbiamo registrato il passaggio di ben 42 capodogli in questa zona – dice il Filicudi Wildlife Conservation -. Di questi 42 esemplari siamo riusciti a fotoidentificare in modo univoco, dalle caratteristiche della coda (che è l’impronta digitale dell’individuo), ben 22 capodogli, che sono stati catalogati con un codice, un nome e altre caratteristiche (se maschi femmine giovani o adulti) nel nostro database. Il nostro studio ha messo anche in evidenza che i diversi gruppi possano stazionarie anche per lunghi periodi in quest’area, in tutte le stagioni, ma con una diversa frequenza di passaggio della tipologia dei diversi gruppi nelle diverse stagioni”.
La presenza dei capodogli forse perché è un’area di riproduzione. “Nonostante nessuno dei capodogli catalogati sia stato ancora rivisto negli anni – continuano gli esperti – e quindi non sia stanziale nella zona (dato che i capodogli possono percorrere migliaia di km in poco tempo spostandosi in diverse zone del Mediterraneo) riteniamo che l’area sia anche una potenziale area di riproduzione per la specie dato che solo nelle porzioni più a sud del Tirreno si osserva il passaggio di femmine con piccoli mentre il nord tirreno vede solo la presenza di maschi adulti”.
Infine il monito sullo stato dei mari siciliani. “Se non la finiamo di distruggere gli habitat di questa specie questo non avverrà mai tuttavia. Le isole Eolie andrebbero tutelate anche per questo. E invece neanche un’area marina protetta. Considerate che nel passato questi animali sono stati sterminati dalle spadara illegali per la pesca di tonno e pesce spada. Ora inquinamento acustico, plastica, malattie dovute a deficit immunitari per carenza alimentare e inquinanti ingeriti e disturbi antropici di varia natura continuano a non permettere la loro ripresa”.
I risultati di questo studio saranno anche presentati alla World Marine Mammal Science Conference il prossimo dicembre.