Trent’anni dopo, riecco le assunzioni. Mentre il presidente della Regione Nello Musumeci annuncia la riorganizzazione della burocrazia e la dirigente generale della Funzione pubblica Carmen Madonia convoca i sindacati per martedì, a Palazzo d’Orléans si preparano i due concorsi che sbloccano dopo tre decenni i nuovi ingressi nell’amministrazione: 1.300 posti saranno messi a bando per rimpinguare il personale dei Centri per l’impiego, mentre altre 40 posizioni si libereranno negli altri uffici. Gli avvisi pubblici andranno in giunta la settimana prossima: da quel momento la macchina della selezione si metterà in moto per andare in porto – secondo le stime dei dipartimentiLavoro e Funzione pubblica, che stanno condividendo la preparazione – entro la fine dell’anno, quandoCovid permettendo dovrebbe essere celebrata la prima prova.
La porzione più consistente della selezione è quella dei Centri per l’impiego. La metà dei posti sarà riservata ai laureati, mentre per gli altri sarà sufficiente il diploma: in entrambi i casi la Regione ha intenzione di affidarsi alla
commissione Ripam, l’organismo interministeriale che gestisce i concorsi nella pubblica amministrazione e li attua tramite la piattaforma Formez.
La selezione, o almeno la preselezione dei candidati, avverrà con un test di cultura generale con domande a risposta multipla. “Tutti gli atti di indirizzo politico – annota l’assessora alla Funzione pubblica, Bernardette Grasso – sono stati espletati. Adesso sarà il dipartimento a dare seguito”. I concorsi sono stati sbloccati con una legge di oltre un anno fa: il via libera è arrivato dall’Ars a luglio del 2019, ma da allora è stato necessario calcolare gli spazi disponibili nell’organico diPalazzo d’Orléans.
Intanto la Regione mette i motori avanti sulla riorganizzazione del personale: martedì alle 16 si avvierà il confronto con i sindacati, che però hanno già confermato la protesta in programma il giorno prima per contestare le battute di Musumeci contro i dipendenti, giudicati “inutili nel 70 per cento dei casi”.
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Cobas Codir, Sadirs e Ugl scenderanno in piazza Indipendenza alle 15: “Come ulteriore segno di protesta – si legge in una nota – non sarà richiesto alcun incontro istituzionale. Le organizzazioni sindacali risponderanno alle false accuse del presidente dellaRegione e denunceranno l’inadeguatezza dell’esecutivo di governo reo, a circa tre anni dal proprio insediamento, di non avere ancora prodotto alcunché in termini di modernizzazione, riorganizzazione e riqualificazione della macchina amministrativa (oggetto invece di campagna elettorale) a danno de idiritti dei cittadini”.
Fra i nodi della riorganizzazione che ritarda c’è soprattutto la questione economica. Le fasce dei dipendenti (e dunque dei loro stipendi), secondo la proposta attualmente in discussione, passerebbero da 4 a 3: per il personale, dunque, scatterebbe una promozione di massa, soprattutto nelle categorie Ae B, le più basse.
“In termini numerici – osservano i deputati forzisti Alfio Papale e Mario Caputo -rappresentano lo zoccolo duro della pubblica amministrazione, circa il 50 per cento. Tali professionalità, sin dal loro insediamento, sono state utilizzate dall’amministrazione per svolgere anche imprescindibili mansioni superiori”.
La domanda è una, però: con quali soldi si finanzieranno le promozioni? “Musumeci – dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del sindacato Siad Csa Cisal- è passato dal definire i dipendenti regionali come “inutili” a parlare di valorizzare il merito.Ribadiamo però che la riqualificazione, che andava realizzata già con l’ultimo contratto, non può essere a costo zero”.
La stessa assessora Grasso ha ammesso in una lettera inviata all’Aran mercoledì che il problema esiste: “Rispetto al rigore imposto dagli attuali stanziamenti di bilancio, che hanno comportato limitazioni per il raggiungimento dello scopo prefissato – si legge però nel documento – la scrivente precisa che sta ponendo in atto ogni utile iniziativa per il reperimento di nuove risorse”.
Intanto lunedì si inizia discutere. Dei soldi poi si parlerà